Liberarsi dai vizi con la plasticità cerebrale

neuroplasticitaIl cervello umano è il principale motivo per cui l’uomo è la specie dominante. Ciò che ci separa dagli altri primati, che a prima vista sembrano muoversi e comportarsi come noi, è il numero molto alto di connessioni neuronali. È come avere un super computer a disposizione, mentre gli altri si muovono con la velocità di un calcolatore degli anni Sessanta. Il cervello è fantastico anche per un altro motivo: la sua plasticità. È capace di riscriversi e ricostituire i collegamenti tra i neuroni (sinapsi), come se stesse riportando il cervello alle condizioni di fabbrica. Quando si diventa schiavi di una dipendenza stiamo alterando queste connessioni, agendo sui recettori e sui messaggeri, programmando l’organismo ad avere ricompense e sensi di euforia diversi dal normale. La nicotina, le droghe, il cibo eccessivamente calorico e zuccherato intaccano questi pattern, finendo per alterare il rilascio di ormoni e inducendo insensibilità nel principio della ricompensa (nel quale sono coinvolti la dopamina e la ossitocina, due neurotrasmittori essenziali per il benessere).

Ci sono certe personalità che inducono in vizi più degli altri, sono le persone che hanno alcuni tratti di vulnerabilità che li predispone ad avere comportamenti compulsivi e dipendenti. La dipendenza dalla droga è ben conosciuta, ma gli scienziati hanno dimostrato che diverse tipologie di comportamenti compulsivi, nel cervello, si comportano esattamente come la dipendenza dalla cocaina.

Un uomo che vuole avere successo nella vita può cedere alle tentazioni, ma non deve esserne schiavo, perché finirà per perdere interesse per altre cose. Guardate quei ragazzi schiavi dei videogiochi, che rinunciano a una serata con gli amici? Credete che lo facciano perché sono timidi, asociali o non hanno voglia di uscire? Non è così: il loro cervello è ormai “settato” sulla lunghezza d’onda del gioco. Sa che giocando rilascerà della dopamina, trasferendo la sensazione di benessere tipica di chi si fuma una sigaretta e cede alla pressione della nicotina. Questa forma di ricompensa finisce per essere l’unica o per influenzare le altre: si trova giovamento dal gioco di ruolo, ma non dalla compagnia.

Un pattern di questo tipo influenza chi soffre di sindrome da gioco e scommette troppo fino a mettere in crisi i rapporti personali. Il gioco diventa una bestia insopprimibile. L’unica cura, secondo gli esperti, è astenersi. L’astensione dal gioco, dalla nicotina, dai videogiochi, dai cibi troppo ricchi di zucchero, dalle droghe comporta la riscrittura delle connessioni neuronali. Bisogna lasciar passare del tempo. Il periodo di astinenza è duro, il cervello ordinerà spesso di rilasciare dopamina, indurrà l’individuo a ricercare la ricompensa inducendolo in ragionamenti assurdi (se mangio questo dolcetto non succederà nulla, dai un’altra sigaretta che male farà) che sono creati apposta per riattivare quei collegamenti (le sinapsi) che si sta tentando di annullare. Il segreto è resistere, si dice che servano 28 giorni per iniziare a cambiare. Ma occasionalmente il cervello proverà a ingannarci, a fornirci la scorciatoia della ricompensa veloce. Bisogna sempre dire di no.

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