Tra i migliori modelli di business per mettersi in proprio c’è sicuramente il franchising. Importato dall’esperienza aziendale anglosassone, si fonda sulla distribuzione del modello di business a terzi, al fine di espandere la rete dei punti vendita. Istituito e regolato come tipologia di contratto nel settore commerciale, nei decenni è diventato un valido supporto anche per l’erogazione di servizi. I contraenti rimangono due identità indipendenti e questo consente loro dei margini notevoli di azione all’interno del contratto, che pur avendo uno schema di base tra le due controparti, lascia invece molto spazio alla contrattazione e alla determinazione del dovuto e dei guadagni.
Un contratto di cui beneficiano tutti
Le due parti sono franchisee e franchisor. Il primo è il cliente che apre la nuova attività, ovvero l’affiliato, il secondo è colui che concede l’utilizzo del marchio e del modello di business, l’affiliante. Quando un’azienda decide di affidarsi al franchising lo fa per motivi puramente economici, ragionando su larga scala. I motivi per ricorrere ad esso per allargare la propria rete di punti di vendita sono molto vantaggiosi: si fa espandere il marchio, si ottiene liquidità reale, si estende in città e luoghi strategici. Il tutto a costi solitamente contenuti per via della standardizzazione del pacchetto. L’affiliato riceve dall’affiliante una serie di benefici esclusivi: come l’uso del marchio, delle insegne, del design interno del negozio, del materiale pubblicitario, oltre al notevole beneficio indiretto dello sfruttamento commerciale del brand, che quindi solleva il franchisee dall’impegnativa campagna di start up della propria azienda. Quando ci si mette in proprio è infatti molto difficile ingranare la marcia e trovare subito dei clienti, è forse questo l’ostacolo maggiore che trovano coloro che ci provano. Il franchising ovvia a questo problema consentendo di sfruttare l’effetto alone, cioè il beneficio tratto dall’utilizzo di un marchio già conosciuto e visibile.
Il franchising di successo è da scovare
Nella maggior parte dei casi l’affiliato deve corrispondere una quota di ingresso all’affiliante (fee). In aggiunta a ciò è possibile che vi sia una richiesta di una percentuale sui ricavi. Pagando la quota iniziale il franchisee si assicura l’utilizzo del marchio, del materiale pubblicitario e dei primi prodotti da vendere, non è escluso che ottenga anche gli arredi per arredare il negozio secondo lo stile del marchio. L’aspetto più interessante rimane comunque il modello di vendita, il suo linguaggio, cioè il profilo commerciale di cui si entra a far parte non appena si firma il contratto. Il franchising di successo ha una sua formula, utilizza un proprio team di esperti di marketing, che metterà a disposizione del franchisee un piano collaudato di sicuro successo. Non a caso c’è la corsa ad accaparrarsi la visibilità di un marchio famoso, perché in taluni casi è davvero conveniente e remunerativo.
Prima di farsi coinvolgere in un’avventura imprenditoriale come questa occorre informarsi. La rete mete a disposizione strumenti didattici e di informazione come Lavoro e Franchising, che possono servire a scegliere il miglior franchising del campo prescelto. È un’attività economica come le altre e non ci si può improvvisare: bisogna studiare il mercato della zona geografica, vedere da quanto tempo ci sono i negozi, se realizzano vendite, se ci sono sincere possibilità di business. Inoltre non tutti i marchi che propongono l’affiliazione in franchising sono seri ed affidabili. Bisogna indagare sul franchisor, farsi un’idea esatta del suo giro d’affari, capire quanto ci si può espandere, al fine di non fare un buco nell’acqua e buttare via una grande quantità di denaro, messa da parte per iniziare l’attività.