Tantissimi bambini, ragazzi e adulti adorano i pancake, quei dolci morbidi e gustosi che abbiamo imparato a conoscere nei film hollywoodiani, i quali li hanno consacrati come dolci tipici della tradizione americana. Ma se la loro origine fosse tutt’altro che statunitense? Sembra, infatti, che gli antenati di questi dolci siano da ricercarsi in… Grecia!
Grecia culla della gastronomia
Ammettiamolo: gli americani non sono certo noti per la loro cucina, che è fatta di tante ricette provenienti dalle più disparate tradizioni. E sono ancora meno noti per la loro cucina artigianale, che di fatto è pressoché inesistente.
Se, infatti, in Europa e soprattutto in Italia esistono industrie che con passione e dedizione cercano comunque di mantenere intatti il sapore e i profumi tipici dei dolci artigianali, come per esempio pare essere l’obiettivo di oliviero, negli Stati Uniti è difficile trovare a livello artigianale (se non nelle case degli americani) anche i dolci più tipici della loro tradizione, come i pancakes.
O forse, non sono così tipici. Infatti meglio non soffermarsi alle apparenze. Avete presente il detto tutte le strade portano a Roma? Bisognerebbe crearne una versione diversa per la gastronomia, che reciti più o meno così: tutte le ricette portano ad Atene.
Sembra, infatti, incredibile ma molte delle ricette che noi pensiamo di aver importato da altri continenti o dagli Stati Uniti – non solo i pancake, ma anche la cheesecake – sono in realtà originarie dei tempi della Grecia Antica. Probabilmente, i pancakes non sono né anglosassoni né così recenti come pensiamo.
La storia dei pancake è molto lunga, e ha attraversato epoche e continenti prima di approcciare sulle nostre tavole come modello di dolce americano farcito con miele o frutta secca.
Si può trovare un primo esempio di pancake addirittura nel 500 a.C., quando due commediografi vicini al celebre Aristofane, Cratino e Magnete, nelle loro opere fecero menzione di un dolce fatto di olio d’oliva, farina e acqua, cotto e di forma circolare che veniva servito a colazione con il miele: loro lo chiamavano teganites riferendosi al tegame su cui si preparavano.
I teganites (o anche tagenites) erano dei pancakes, ma senza lievito (la lievitazione non era ancora stata scoperta). Resta ora da capire il passaggio decisivo che ha evoluto gli antichi teganties greci ai moderni pancakes anglosassoni. Ma ci arriviamo.
Da Roma al resto del mondo
È quasi scontato dire che – come praticamente tutta la cultura greca – i teganites siano stati assimilati nelle tradizioni romane, dopo la conquista romana della Grecia e il contatto tra le due culture. I Romani, forti dei loro contatti con l’Oriente anche estremo, arricchirono la ricetta alcune spezie.
Pur dovendo aspettare anni prima della lievitazione, il dolce si diffuse in tutti i territori dell’Impero che come sappiamo aveva conquistato mezza Europa, arrivando nei secoli anche in Russia, cucinato in maniera non dissimile dalle crepes.
Nel Medioevo ogni Paese aveva una sua versione, alcune delle quali sono giunte fino a noi come la Kaierschmarrn tedesca che si taglia a piccoli pezzi e si serve con zucchero a velo e frutta secca.
Naturalmente l’antico pancake giunse anche nelle isole britanniche, per poco tempo anche loro dominio romano, che nel tempo coniarono il termine pancake usato per la prima volta in un documento del XV secolo. Tuttavia sono gli olandesi che hanno preparato per la prima volta il pancake come lo conosciamo oggi: loro lo chiamano pannekoek e sono delle frittelle cotte in una padella ad hoc e servite una sopra l’altra.
La “rivoluzione americana”
Gli olandesi non avevano, però, dato quel tocco in più, e come loro nessuno in Europa. Agli americani, infatti, bisogna riconoscere il merito di aver dato ai pancake l’aspetto soffice che li contraddistingue e differenzia dalle crepes: ovvero aggiunsero alla ricetta il lievito.
Possiamo dire, quindi, che i pancakes americani sono la sintesi delle migliori caratteristiche di tutte le varianti europee, e oggi sono tra i massimi rappresentanti della cucina statunitense.