Con questo termine introdotto in America verso la fine degli anni Ottanta, si intendo uno specifico complesso generico di sintomi e segni, non riconducibili a una particolare causa, che non hanno una probabile causa virale. La sindrome da stanchezza cronica si caratterizza per la fatica debilitante che persiste per più di sei mesi, con una riduzione del 50% delle performance in one ambito, accompagnata a sintomi semi-influenzali come una leggera, ma persistente febbre, cefalea, mialgie, dolori osteo-articolari, mal di gola più adenopatie transitorie e manifestazioni neuropsichiche quali i disturbi del sonno, alterazione della sensibilità cutanea, difficoltà di concentrazione, alterazione della capacità neuromotoria con aumento dello stress e delle infiammazioni, che provocano precise risposte immunitarie.
La sindrome colpisce in larga misura tutta la popolazione, con preferenza verso le donne comprese tra i 30 e i 50 anni, di regola con grado di istruzione elevato. È assai probabile che fattori sociodemografici possano influenzare l’impatto clinico di questa particolare condizione morbosa, definita in passato con vari sintomi, come ad esempio la nevrastenia ricorrente.
Molti studi sono stati condotti nel tentativo di isolare agenti virali responsabili di questa sindrome, ma senza alcun esito. A volte sono stati chiamati in causa il virus di Epstein-Barr, gli Herpesvirus 6 e 7, alcune varianti dell’epatite C e gli Spumavirs, ma nessuno di questi ha dato esito positivo. La patogenesi della sindrome da stanchezza cronica rimane oscura, ma molte evidenze la riconducono a un disordine dell’integrazione funzionale tra i tre maggiori sistemi informativi dell’organismo e cioè i sistemi nervoso, endocrino e immunitario. Sono state documentate alterazioni dell’immunosorveglianza e della produzione ormonale compatibile con una condizione di stress cronico.
Negli anni Novanta dello scorso secolo è emerso il concetto di eccessiva produzione di citochine neurotropi, verosimilmente come una risposta individuale esagerata nei confronti di infezioni virali, ma anche di alterazioni ambientali non specifiche. L’eccesso di citochine sarebbe a sua volta responsabile dei disturbi del sonno di quelli di particolari circuiti ipotalamo-limbici con riflessi sul sistema endocrino e sul sistema neurovegetativo. La variabilità delle manifestazioni cliniche, l’ampio ventaglio di sintomi rendono complicata una diagnosi in positivo della sindrome da stanchezza cronica, che viene pertanto accertata per esclusione, fino a essere inglobata nelle malattia da stress, cui spesso si fa ricorso quando non si trova una specifica causa di particolari disturbi.