Il trapianto di capelli è la prima soluzione a cui pensa chi soffre di calvizie e intende risolvere questo problema, le cui conseguenze estetiche possono avere effetti negativi anche sul piano psicologico. Occorre sapere, però, che la calvizie non è mai uguale a sé stessa, ed è per questo motivo che c’è bisogno di analisi conoscitive molto accurate da effettuare in fase preliminare per avere la certezza di una soluzione realmente efficace e adeguata alle caratteristiche di chi la richiede.
La calvizie cambia sempre
Come possono ben spiegare gli esperti dei laboratori di Cesare Ragazzi, la calvizie è estremamente mutevole, così come esistono profili genetici differenti tra loro: ciò vuol dire che non esistono fenomeni di calvizie identici tra loro. La conseguenza è che non è facile riuscire a prevedere se una persona che si sottopone a un trattamento di rigenerazione cellulare avrà la possibilità di usufruire di un infoltimento capelli tale da rendere inutile un eventuale trapianto. Al fine di individuare la terapia migliore per ciascun paziente, sulla base di un quadro per quanto possibile chiaro e completo, si rendono necessarie analisi cliniche molto avanzate, che riguardano il DNA, il profilo lipidomico e la membrana cellulare: esse vengono definite analisi di caratterizzazione, e sono il punto di partenza per lo sviluppo di terapie ad personam. Il prosieguo del percorso terapeutico, poi, non può prescindere da un’integrazione nutraceutica.
Il trapianto di capelli
In che cosa consiste il trapianto di capelli? Bisogna sgomberare il campo dagli equivoci: è inutile attribuire a questa realtà una natura miracolosa o sperare che esso risolva per sempre e nel 100% dei casi il problema della calvizie, proprio perché – come si è detto – ogni storia è diversa. Quel che è certo è che i protocolli di medicina rigenerativa sono studiati e sviluppati per incentivare la rigenerazione delle cellule dei bulbi capillari non atrofici, in modo tale che gli stessi si possano riprendere. Il bSBS è un esempio di protocollo di medicina rigenerativa: esso è stato introdotto nel nostro Paese poco meno di dieci anni fa e prevede il prelievo di un campione di sangue al cui interno siano contenuti i diversi principi naturali di rigenerazione cellulare. Questi principi vengono separati e raccolti in un concentrato cellulare, il quale attraverso la tecnologia hCRP sonicata viene attivato con gli ultrasuoni; dopodiché i fibroblasti vengono stimolati per incentivare la ricrescita del follicolo capillare, mentre tecniche specifiche consentono di spegnere le situazioni infiammatorie eventualmente riscontrate sul cuoio capelluto. Non può mancare, ovviamente, un adeguato follow-up terapeutico, che permetta di prolungare e di amplificare i benefici garantiti dal protocollo di medicina rigenerativa.
Evitare il trapianto
Il trapianto, pertanto, può essere evitato in tutti i casi in cui la rigenerazione cellulare induce un infoltimento dei capelli che risulti soddisfacente: questo è l’approccio più recente alla cura della calvizie, che fa sì che non sia obbligatorio ricorrere alla chirurgia per correggere e recuperare alcune situazioni di diradamento. Per altro, il trapianto è addirittura sconsigliato nei casi di diradamento, dal momento che esso è in grado di causare il cosiddetto shock-loss, un danneggiamento dei follicoli presenti, i quali – essendo fragili e sottili – non riescono a sopportare il trauma degli innesti e cadono più velocemente del previsto.
Ecco perché il trapianto di capelli deve essere considerato un’alternativa rispetto all’infoltimento, una seconda possibilità da valutare unicamente nel caso in cui sia strettamente necessaria, per esempio quando l’infoltimento non ha assicurato i risultati auspicati. Il diradamentoè la base di tutte le calvizie: la medicina rigenerativa è l’approccio a cui fare riferimento per evitare gli interventi chirurgici senza rinunciare a risultati duraturi e naturali.